Una cara fanciulla nella Firenze del cinquecento: Maria Bartolomea Bagnesi

Il 16 maggio 1807 il padre Costantino M. Battini della SS. Annunziata esaminò e approvò per la stampa il Ragguaglio di un miracolo della Beata Bartolomea Bagnesi, avvenuto nel monastero di Santa Maria degli Angioli o Santa Maria Maddalena de’ Pazzi in Firenze, dove se ne conservava il corpo.
Il Ragguaglio ricordava che la beata era stata canonizzata nel 1805 e che dal 26 al 28 luglio le suore carmelitane avevano distribuito ai fedeli l’olio avanzato dalle lampade che ardevano sulla sua tomba. L’olio benedetto però era finito presto, a causa della grande richiesta.
L’anno seguente, di maggio, nei giorni vicini alle feste di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (il 25) e proprio della beata Bartolomea (il 28), la suora custode dell’orciaia (la cantina) aveva appeso un ritratto della beata su un orcio vuoto. Il 30 maggio, con un po’ di ritardo sulle feste, la stessa suora aveva sparso delle gocce d’olio detto di Santa Maria Maddalena, sempre per benedizione, in dispensa e sull’orcio su cui era il ritratto. Ma, aprendolo, con grande meraviglia, lo aveva visto ricolmo fino all’orlo d’olio purissimo.
Subito la notizia si sparse per Firenze e ne fu informata anche la regina che volle farsi segnare con l’olio miracoloso. Ma poiché i tempi erano quelli del “dopo rivoluzione” e dei francesi, il fatto provocò anche chiacchiere e calunnie ... Così la priora del monastero, suor Maria Fedele del Sacro Cuore di Gesù, richiese all’arcivescovo Antonio Martini l’apertura di un processo formale che stabilisse la verità. Dopo innumerevoli riscontri, visite, misure, interrogazioni di suore e analisi chimiche, il 10 dicembre 1806 fu appurata la miracolosa produzione di olio, che quindi era da usare e distribuire ai fedeli con rispetto e venerazione.
Da qui l’intervento del saggio padre Battini della SS. Annunziata.

Ma chi era Bartolomea Bagnesi e perché era tanto popolare a Firenze ? Siamo andati a ricercarne la storia ...
Maria Bartolomea nacque a Firenze il 25 agosto 1514 da Carlo di Rinieri e da Alessandra Orlandini. Mandata a balia a Impruneta, fin dalla tenera età conobbe la Madonna tramite la celebre immagine del luogo, e desiderò apprendere le cose celesti. La morte della madre la colpì quando era bambina e la gestione della casa ricadde su di lei; tuttavia trovò sempre il tempo per la preghiera. A 17 anni il padre le propose il matrimonio con un giovane ma, alle sue parole, lei cominciò a tremare dallo spavento e cadde a terra. Da allora rimase inferma e costretta a letto per 45 anni quasi ininterrotti, essendo la malattia refrattaria a tutte le cure. La sopportò senza cedimenti, a volte esultandone. Bartolomea, o suor Maria come era chiamata, infatti fu sempre umile e ripose tutta la sua fiducia in Dio, ripetendo spesso a chi l’andava a trovare e restava edificato e consolato dai suoi affanni:

«Pregate Iddio, che mi dia pazienza; ma merito di peggio per i miei peccati. So bene che il mio dolce Gesù non mi vuol confondere; non è vero Gesù mio? Non m'abbandonate, vi prego, Signor mio».

Attiva dunque nonostante l’infermità, suor Maria dal letto ricevette visite di sacerdoti e laici e confortò persone dubbiose. Riuscì anche a far riappacificare due studenti nemici mortali. Infatti ebbe particolarmente a cuore i giovani e pregò e operò per quelli che stavano per perdersi.
Molto tempo dopo la sua morte, il 27 maggio 1741, apparve, vestita d’abito bianco, con un velo pure bianco in capo, coronata di rose e d’altri fiori, ad un giovane veneziano di passaggio a Firenze, fuor di testa per la mancanza di denaro, e salvò lui e la moglie da un gesto disperato.
Maria conobbe anche le estasi. A 33 anni ricevette l'abito di Santa Caterina da Siena (terziaria), tramite i domenicani di Santa Maria Novella. Da allora la sua salute migliorò e potè uscire di casa. Visitò la SS. Annunziata, fuori della quale vide con rincrescimento tanta moltitudine di poveri, e nel cui interno pregò a lungo con la gioia nel cuore.
Poco tempo dopo fu di nuovo inferma, ma rimase sempre colma di amore di Dio, ed estranea a tutte le creature, stimandosi forestiera e viandante su questa terra.
Morì il 28 maggio 1577. Il suo corpo fu trasportato in processione da Santa Maria Novella, dove si svolsero le esequie, a Santa Maria degli Angeli dalle Carmelitane, passando per il Ponte Vecchio. Fu seguita da molti religiosi, dalla compagnia di San Sebastiano, cui era devota, e da tanta folla. Venne sepolta in Santa Maria degli Angeli dietro l'altare maggiore, e poi traslata nel cimitero e nel monastero annessi. Le suore del tempo la chiamavano la loro Beata Madre.
Il 16 giugno 1584 Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, malata gravemente, fu guarita per sua intercessione ed ebbe alcune visioni su di lei. Nella prima vide Madre Maria nel paradiso vestita splendidamente distribuire delle pietre preziose a religiosi e laici: bianche per la purezza, rosse per l’Amore di Dio, paonazze per l’umiltà, e tané (castano scuro) per la pazienza. Poi la vide sul carro di fuoco come Elia, a significare la sua grande carità nello spirituale e nel temporale (le cose terrene). Come Elia ad Eliseo, suor Maria Bartolomea lasciò a suor Maria Maddalena lo spirito doppio della carità: la grande compassione di tutte le miserie delle creature, e soprattutto delle povere persone ...

L'OMAGGIO DEGLI ANIMALI A MADRE MARIA BARTOLOMEA BAGNESI

«Furono tanto ossequiose alla Venerabil Madre le bestie, che rinnovarono le maraviglie, che a molti santi accaddero in questa linea. Ella era amorosa con tutti, insino colle bestiuole, onde accarezzava gli uccellini, e altri animali, che erano per casa, e mostrava segni di amorevolezza, e compassione, quando li vedeva patire. Gli uccellini poi si mostravano grati, cantando ne’ suoi dolori, e pene; e tacendo, quando gli affanni del suo male erano sì grandi, che il canto le avrebbe dato noia. Non avendo potuto per le grandi pene mangiar cosa alcuna per molti giorni, non volle in tal tempo un suo gatto gustare cibo di veruna sorta; indi ritornato il gusto alla Serva di Dio, partissi il gatto, fece preda d’un uccello, e a lei lo portò.

Più volte le gatte, allorchè ella era travagliata dalle maggiori tribolazioni dalle sue gravi infermità, non si volevano da lei partire, e quasi che sentissero un gran dolore delle sue pene, stavano talmente afflitte, e meste, che facevano maravigliare chi tal cosa considerava. Anzi spesso le medesime bestiuole le portavano, anche dalle stanze assai discoste dalla sua camera, varie cose da mangiare. La qual maraviglia ella stessa per una certa piacevolezza soleva raccontare. Se occorreva, che ne' maggiori suoi dolori ella fosse alle volte sola, né venisse alcuno a sovvenirla, le gatte andavano dov'eran quei di casa, e pigliavano qualcheduna di quelle donne per i panni da piedi con i denti, e tanto la tiravano, che bisognava, che andasse in camera dell'inferma, la quale trovavano sì mal ridotta, che talora pareva, che spirasse».

(da: Vita della Beata Maria Bartolomea Bagnesi ... scritta da un sacerdote della Compagnia di Gesù, Parma 1804).

Paola Ircani Menichini, maggio 2007 - 3 novembre 2023.
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